l'isola di Capri  Home
 Español  News Area soci Back
Associazione Culturale e Casa Editrice  -  Via San Costanzo, 8   80073 Capri   Italy  -  Email info@oebalus.org

PROGETTO CAPRI ANTICA

Catalogazione e valorizzazione di evidenze preistoriche, protostoriche e greco-romane dell'Isola di Capri



Prospettiva n.1 CAPRI PRE-PROTOSTORICA

     Nel corso della ricerca e così come emerge dal volume Capri antica un periodo della storia isolana che presenta ancora notevoli aspetti inediti e oscuri, ma di cui semplici e discontinue ricognizioni segnalano interessanti e frequenti evidenze è l’età ‘preistorica’ e, più specificamente, l’età che va dal Neolitico (4000 anni fa) all’età del Ferro (IX secolo a.C.).
     La storia degli studî sulla ‘preistoria’ caprese, già largamente conosciuta per i ritrovamenti del Quisisana e della Grotta delle Felci), si trova al momento in una situazione di stallo: alla convinzione, sempre più forte negli attuali studiosi, di trovarsi di fronte a un’età che deve ancora rivelare i suoi tratti più significativi, fa riscontro una ‘fama’ che si sostanzia al momento di indagini e ricerche fortunate ma in ogni caso parziali e, soprattutto, lontane nel tempo.
     Lo scopo del progetto Capri preistorica è quello di ‘agganciare’ questi fili disgiunti favorendo il recupero, il restauro e l’opportuna valorizzazione di quanto già noto e attualmente conservato in varî musei e istituti locali e non; l’avvio di una nuova fase di ricerca caratterizzata dall’avvio di nuovi saggi di scavo e da sistematiche campagne di ricognizione sul territorio; l’elaborazione di una banca dati informatizzata e di un catalogo che contenga e illustri tutte le testimonianze ascrivibili al periodo pre-protostorico.
     La ‘preistoria’ di Capri evidentemente sarà studiata e valorizzata in rapporto alle altre realtà vicine (Ischia, Procida) e nell’àmbito del ruolo che l’isola ebbe all’interno delle correnti internazionali di traffico attive nel Mediterraneo antico. La ‘preistoria’ caprese, pertanto, sarà studiata e valorizzata in funzione di una vocazione aperta e internazionale che appare il connotato più evidente della Capri attuale.

L’avvicendarsi di una importante ricorrenza
     L’elaborazione di una banca dati, di un opportuno catalogo a stampa e, oltre ciò, la creazione di un interesse scientifico e civile costante per un notevole periodo della storia isolana dovrà costituire il giusto viatico in vista di una data importante per la ‘preistoria’ dell’isola (e non solo): il centenario delle scoperte al Quisisana (1905-2005). Questo Centro coglie l’occasione per segnalare l’importanza di questa ricorrenza nella quale Capri potrà assumere ancora una volta un ruolo ‘centrale’ all’interno di un interesse diffuso e non solo a livello scientifico-accademico quale è quello per la preistoria. Né potrà perdersi di vista come un’iniziativa che qui si viene a proporre possa costituire una seria premessa alla realizzazione di un tanto auspicato museo delle antichità dell’isola.

Il Direttore del Centro di Studi per la Magna Grecia
Prof. Alfonso Mele



C.A.P.R.I. Capri Archaeological Project for Research and Investigations


     "Il vivo desiderio di conoscere che pure quest'isola avesse avuto abitatori preistorici mi spinse a cercarne le reliquie ..." Con queste parole si esprimeva Ignazio Cerio in un suo scritto. Come è noto questo vivo interesse scientifico spinse il Dr. Cerio non solo a raccogliere e documentare i materiali dell'isola, ma anche a finanziare ed eseguire lui stesso scavi e ricerche, come quelli nella Grotta delle Felci. Questa attività lo rende uno dei precursori degli studi di Preistoria e Protostoria italiana, effettuati in un momento in cui questa disciplina incominciava appena a prendere forma nel nostro paese, anche grazie a personaggi quali Luigi Pigorini, con cui pure Cerio collaborò attivamente.
     Del resto negli studi di preistoria Capri è tuttora conosciuta pressoché esclusivamente per i materiali rinvenuti nella Grotta delle Felci. Per la ricchezza e l'importanza dei reperti rinvenuti il sito, presso la costa sud-orientale dell'isola, costituisce una testimonianza fondamentale per la conoscenza della preistoria Caprese e, più in generale, per gli studi paletnologici dell'Italia meridionale. Sui materiali scoperti al suo interno si è appuntato in passato l'interesse di studiosi del calibro di Colini, Pigorini, Peet, Rellini, Blanc, Buchner, Cardini, ecc.
     Gli scavi vennero iniziati dal dr. Ignazio Cerio alla fine del secolo scorso ed ebbero vasta eco nella comunità scientifica del tempo; va sottolineato come essi costituiscano uno dei primi esempi di intervento di scavo specificamente preistorico effettuato nel nostro paese. Successivi interventi furono condotti nel 1921 e nel 1922 da Ugo Rellini ed infine nel 1941 dall'Istituto Italiano di Paleontologia Umana sotto la direzione di Alberto Carlo Blanc.
     Purtroppo mancano invece moderne e sistematiche ricerche archeologiche sul territorio miranti a definire una struttura d'insieme delle vicende occupazionali dell'isola, in modo da fornire un quadro diacronico sufficientemente organico dell'assetto territoriale e proporne una chiara lettura interpretativa. Tale carenza appare particolarmente grave, ad esempio, per l'età del Bronzo: le indagini condotte nelle Isole Flegree, che chiudono a nord il Golfo di Napoli, Ischia e Procida-Vivara, hanno infatti portato alla luce importanti testimonianze di contatti transmarini sia a medio che largo raggio, testimonianze che rendono ancora più problematico il ruolo di Capri, che pure di tale Golfo costituisce l'accesso meridionale per i naviganti provenienti dal basso Tirreno.
     Inoltre la documentazione degli scavi condotti da Cerio e da quanti dopo di lui operarono alla Grotta delle Felci, benché costituiscano per i tempi in cui vennero eseguiti un esempio assai valido, non appaiono oggi più rispondenti alle esigenze di uno studio archeologico condotto con criteri e metodologie di indagine moderne.
     Nonostante la fama internazionale dell'isola di Capri, è necessario sottolineare come rinvenimenti pre-protostorici capresi siano infatti stati effettuati per la quasi totalità fra la fine dell'800 ed il periodo precedente al secondo conflitto mondiale. Inoltre la ricerca e l'identificazione delle ville imperiali augustee e tiberiane, ricordate dalle fonti classiche, hanno indirizzato verso questa direzione l'archeologia caprese, privilegiando gli impianti più monumentali. In queste condizioni il quadro che si può trarre della pre-protostoria isolana non può che risultare frammentario, sebbene l'attenta lettura dei dati disponibili offra rilevanti elementi di interesse.

A) La ripresa dello scavo alla Grotta delle Felci.

     Le ricerche effettuate nel deposito della Grotta delle Felci, complicate dalla presenza di massi caduti dalla volta, evidenziarono una successione di strati antropici, per una profondità di un paio di metri; il deposito doveva tuttavia essere in origine più alto, come dimostrano dei frammenti d'impasto ancora oggi saldati alle pareti ad oltre un metro e mezzo dall'attuale livello di calpestio.
     Dalle frammentarie osservazioni giunte sino a noi dei vecchi scavi risulta che lo strato superficiale, rimaneggiato, conteneva cocci moderni, romani e dell'età del Bronzo. Al di sotto di questo era uno strato intatto, nel quale vennero rinvenute tracce di focolari, insieme ad ossa, conchiglie e ceramiche dell'età del Bronzo. Questo livello poggiava su uno straterello sterile di calpestio, costituito da fine polvere calcarea. Inferiormente erano due livelli di battuto, contenenti, insieme a tracce di fuoco, macine, pestelli, lame di ossidiana e ceramica neolitica. Circa sei metri al di sotto degli strati neolitici erano infine dei livelli sabbiosi e vulcanici con faune prevalentemente di cervidi e di molluschi terricoli. Nella parete nord-ovest della grotta, in un anfratto, era una piccola tomba multipla neolitica, sconvolta in antico, con ricco corredo.
     La Grotta delle Felci aveva quindi, in età neolitica, una evidente funzione rituale; anche la frequenza di frammenti di vasellame d'importazione proveniente dall'aerea di Ripoli attesta il particolare carattere del luogo, dove aveva luogo la deposizione votiva di beni esotici, di grande valore. La grotta mantenne un importante ruolo sacrale per tutta la preistoria: venne qui rinvenuto, tra l'altro, un grosso e pregiato pugnale di selce della facies eneolitica del Gaudo, vasi sia miniaturistici che riccamente decorati dell'età del bronzo, nonché numerosi frammenti di piastre di cottura fittili assai simili a quelli osservati anche alla grotta della Pertosa e nell'insediamento protoappenninico di Punta d'Alaca a Vivara.
     La ripresa delle ricerche alla Grotta delle Felci consentirebbe di raccogliere dati paleoambientali che permetterebbero un più preciso inquadramento delle evidenze rinvenute nei vecchi scavi, nonché di verificare i dati stratigrafici giunti sino a noi in modo purtroppo alquanto frammentario e lacunoso.

B) Il progetto di ricognizione sistematica nell'isola.
     Sarebbe inoltre indispensabile alla comprensione del territorio dell'isola di Capri in età pre-protostorica affiancare alla ripresa dello scavo alla Grotta delle Felci un progetto organico di ricognizione sistematica nell'isola.
     Delle perlustrazioni pilota condotte infatti in questi ultimi anni dallo scrivente hanno infatti permesso di evidenziare numerose presenze e di verificare vecchie segnalazioni risalenti al periodo anteriore al secondo conflitto mondiale. La maggior parte dei reperti frutto di raccolte di superficie sono tuttavia scarsi e difficilmente classificabili e ciò non consente in genere un loro più puntuale inquadramento cronologico al di là di una loro generica assegnazione ad età pre-protostorica.
     Un particolare interesse rivestono alcuni scarsi frammenti recentemente rinvenuti nell'area della villa romana di Damecuta, sopra Punta dell'Arcera, una località situata in posizione dominante sul Golfo di Napoli, di notevole rilievo dal punto di vista strategico per il controllo delle rotte verso le Isole Flegree.

Prof. Claudio Giardino