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Sindacato ed albergo
 
SOLIDARIETA' CERCASI

E' da tempo che noi di Oebalus attiriamo l'attenzione su quella che riteniamo essere l'economia fondamentale dell'isola di Capri: l'economia turistica. La difficile situazione degli alberghi a Capri è stata analizzata da più punti di vista; dopo gli imprenditori è giocoforza ascoltare il mondo del lavoro.
Per chiarire come siamo arrivati ad oggi, vi chiediamo di tracciare un profilo storico del movimento sindacale nel mondo alberghiero caprese.

TIDU - Entrai come lavoratore nel mondo degli alberghi capresi nel 1969: prima ne avevo sentito parlare solo vagamente. Posso subito dire che le condizioni della classe operaia allora erano delle peggiori: mancava a favore dei lavoratori ogni tipo di protezione. In una forma di lavoro che era sostanzialmente stagionale, non vi era per il lavoratore alcuna garanzia di conservare il proprio posto di lavoro e di poter ricoprire l'anno successivo le stesse mansioni. Poteva mirare alla riconferma solo chi "si comportava bene", rientrando così nella simpatia del direttore o del datore di lavoro.
In tutto questo vorrei sottolineare come era difficile, per non dire impossibile, esprimere qualsiasi forma di dissenso e di protesta, anche sulle cose più giuste. Bisognava fare attenzione anche nel parlare con i compagni di lavoro: tutto veniva riferito in direzione. Posso dire, in definitiva, che era proprio vero quanto si diceva, che cioè "in albergo anche i muri hanno orecchi".

Insomma agli inizi degli anni '7O a Capri non esisteva il sindacato....
BENETELLO - Diciamo propriamente che non esisteva alcuna forma organizzata di sindacato.  C'era qualche figura isolata che rappresentava come CGIL il punto di riferimento, a torto o a ragione, per i lavoratori dell'isola. Questo stato di cose provvisorio, affidato - ripeto - ad un'unica figura che tra l'altro cumulava più incarichi ed impegni, cessò nell'anno 1977 quando alcuni compagni capresi decisero, dando un colpo netto al passato, di unirsi in forma organizzata. Solo allora si può dire che nacque il sindacato CGIL sull'isola di Capri.
 
TIDU - Riguardo al Quisisana, l'albergo presso il quale lavoravo, posso dire che dopo anni di indefessa attività di sensibilizzazione della classe operaia circa i principali problemi relativi al loro lavoro, fu nell'anno 1977 che ottenemmo il primo risultato. Infatti presso il Comune di Capri, alla presenza del direttore del Quisisana e del proprietario de La Palma, riuscimmo ad ottenere da parte della Società Italiana Alberghi la garanzia di un diritto di precedenza per chi l'anno precedente aveva già ricoperto un posto di lavoro. E' importante notare che questa conquista ottenuta con una contrattazione nel piccolo ambito di  Capri e per la quale si lavorò non poco, anticipò di un anno la legge n. 737 che previde il diritto di precedenza per tutto il territorio nazionale.
L'attività sindacale della CGIL nel mondo alberghiero caprese vide subito un'adesione abbastanza sostenuta di lavoratori e fu nell'anno 1985 che raggiungemmo il tetto massimo di iscrizioni - intorno alle 24O -.

BENETELLO - ....... un numero sicuramente eccezionale se si considera che oggi nel sindacato CGIL-FILCAMS contiamo una trentina o poco più di iscritti.

Vogliamo ricordare alcune tappe delle lotte sindacali capresi?

TIDU  - Nel 1980 importante fu la lotta degli operai contro la chiusura preannunciata dell'Hotel Punta Tragara  che in questo modo intendeva reagire alla mancata concessione da parte della autorità competenti  dell'autorizzazione di un carrellino elettrico che doveva servire i clienti dell'albergo passando lungo le strade non carrozzabili dell'isola. La vertenza, dopo una serie di manifestazioni e di lotte degli operai minacciati circa il loro posto di lavoro,  si concluse felicemente a seguito dell'arrivo di un contributo regionale (lg. 326) a favore dell'albergo finalizzato esclusivamente ad attività alberghiere.
Analogamente si concluse una vertenza con l'Hotel Tiberio Palace. In questa occasione due punti sono da sottolineare: la proposta venuta da parte dei lavoratori di rilevare l'attività costituendo tra di loro una cooperativa e, non in ultimo, la solidarietà mostrata dai lavoratori del mondo della scuola.
Memorabile rimane il corteo organizzato dai lavoratori in occasione dell'inaugurazione dell'acquedotto a Marina Grande. Forte fu l'adesione, benché il corteo non fosse autorizzato. Si ricevette in quell'occasione tanto la solidarietà di alcune autorità presenti tanto la reazione violenta della polizia.
E' chiaro, perciò, che la crisi del sindacato a Capri è necessariamente legata anche alla scomparsa di forme di solidarietà civile nella vita isolana.
Non possiamo qui non ricordare che la grande protesta operaia che caratterizzò l'autunno del 1969 ("autunno caldo") nacque proprio da un momento di solidarietà attorno alla figura di un operaio FIAT di Battipaglia che, per aver pronunciato un pubblico discorso contro l'intervento della polizia, fu traferito di reparto.
In definitiva: l'affermazione e la vita di un movimento sindacale, a Capri come dovunque, non può in alun modo prescindere da forme di solidarietà il cui illustre esempio ci fu dato dai lavoratori del mondo della scuola isolana.

Quali furono le conquiste nell'ambito proprio del lavoro d'albergo?

TIDU - Furono molte e sostanziali. Pensate che in alcuni alberghi capresi, oltre al diritto di precedenza di cui abbiamo parlato, divennero oramai realtà concrete l'orario sindacale (6h 4O'), il riposo settimanale, il rispetto del contratto nazionale, la funzionalità della mensa. A proposito di questa, debbo dire che fu, oltre ad una conquista sindacale, anche e soprattutto una conquista sociale: non esistevano posti privilegiati, si mangiava l'uno accanto all'altro senza distinzioni di grado e di funzione. Era un momento che credo si sia perso.

Non è forse un caso che, almeno negli alberghi, i migliori risultati del sindacato si siano avuti proprio negli anni di "gestione esterna" ossia di un padronato non caprese che, come tale, intratteneva un rapporto non personale con il lavoratore e, quindi, un rapporto più equo ed all'insegna di un maggior rispetto dei diritti?

TIDU - Escluderei in linea assoluta tutto ciò, facendo presente, almeno riguardo la mia situazione, che anche al tempo delle società per azioni al Quisisana  vi furono atteggiamenti ostili da parte dei dirigenti nei confronti della parte sindacale. In ogni modo non si può certo dire che la cultura sindacale sia gradita all'imprenditore caprese, che non credo abbia ancora la cultura adatta e disponibile a vedere nel suo albergo un movimento sindacale.

Il sindacato ha rivestito in quegli anni anche un ruolo politico, incidendo su scelte amministrative

TIDU - E' il caso dell'anno 1983 quando il sindacato alberghi si oppose ad una richiesta di esproprio di parte della valletta del Quisisana, sollecitata dal Partito Comunista, per la creazione di spazi pubblici. In quell'occasione il sindacato, attirato dalla prospettiva fatta intravedere dai proprietari del Quisisana di posti fissi per tutto l'anno, decise di opporsi energicamente alla proposta comunista. Fu tuttavia una presa di posizione che comunque non si rivelò vantaggiosa per la classe operaia, che non vide realizzato il suo sogno del posto fisso per dodici mesi, mentre il tutto andò a favore dei proprietari. In ogni caso intendo sottolineare che i lavoratori energicamente si opposero anche al tentativo, sicuramente speculativo, di creare villette nella zona.

Perché, dunque, la crisi del movimento sindacale alberghiero a Capri?

TIDU - L'esperienza personale mi ha portato ad una conclusione paradossale, per non dire comica: i lavoratori capresi temevano il sindacato. Già non mi fu possibile avere al fianco figure iscritte al sindacato che, uscendo dall'ambito ristretto dell'albergo in cui lavoravano, fossero intenzionate come me a seguire la situazione un po' generale dei lavoratori del settore turistico sull'isola. Ad una forma, direi, di corporativismo si deve aggiungere anche un perenne stato di scetticismo, il più delle volte causato dalla paura e dal cedimento a pressioni dall'alto che, con promesse di occupazione stabile per loro e per i figli od anche con minacce, erano fattori deterrenti per ogni forma di seria ed attiva partecipazione al movimenti sindacale.  Inoltre non si può dimenticare il ruolo poco attivo della classe politica caprese, compresa la sinistra. Mi sono ritrovato addirittura molti esponenti di quest'ultima dalla parte opposta a sostenere la causa dei padroni.

BENETELLO - Non sono d'accordo con la prima parte di quanto diceva il compagno Tidu. Più che parlare di una cronica disaffezione e addirittura di un ostacolo del lavoratore caprese al movimento sindacale, sottolinierei la responsabilità politica di quanti, pur appartenendo a partiti della sinistra storica, non hanno per nulla tutelato gli interessi della classe lavoratrice, sostenendo per lo più la causa degli imprenditori. Questo è un elemento che intendo sottolineare proprio perché mai o quasi mai emerge.
Il sindacato operante nel settore turistico era forte quanto altri mai sull'isola e pertanto costituiva un motivo di preoccupazione non piccolo. Ribadisco, comunque, che esisteva una coscienza da parte dei lavoratori e non una preclusione nei confronti del movimento sindacale.

Resta comunque il fatto che, andato via il Signor Tidu dal mondo degli alberghi, la prorompente forza del sindacato sembra d'un tratto perdersi......

TIDU - E' una questione di responsabilità o meglio di irresponsabilità che ho verificato nella mia esperienza. Evidentemente non si è avuto il coraggio di esprimersi in prima persona e di assumersi come il sottoscritto chiare responsabilità. E' purtroppo un dato di fatto:  molti preferiscono, di fronte alle difficoltà, andare via anziché sostenere le giuste vertenze.

Ma qual è stato il destino delle Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA) che pure si erano formate all'interno degli alberghi?

TIDU - Evidemente si sono fatti "assorbire". Pensate: l'Hotel La Palma  decise qualche anno fa, a seguito della chiusura dell'Hotel Grilli  di Napoli, di trasferire tutto il personale napoletano a Capri, con il conseguente sacrificio della preesistente manodopera caprese a La Palma. Ebbene: nessuna voce di dissenso si è alzata quanto meno a contrastare questo atto ingiusto.

BENETELLO - Purtoppo non sempre a Capri si è colto il senso e la funzione specifica del sindacato che è comunque quella di contrasto e di necessaria conflittualità con le scelte del padronato laddove esse appaiono arbitrarie e contrarie agli interessi dei lavoratori. Il sindacato tanto "è andato bene" e "può andare bene" fino a quando vive un rapporto di concordia e di marginalità rispetto alla direzione. Ma questo significa il più delle volte lo snaturamento del sindacato.
E' bastato qualche atto un po' più deciso, come il preannuncio del personale di sala del Quisisana  di scioperare in pieno luglio, per dare via a forme di pressione nei confronti dei lavoratori. Basti pensare che molte delle lettere di dimissioni dal sindacato erano approntate dalla direzione stessa dell'albergo.
Credo, perciò, che proprio queste forme di pressione abbiano purtroppo necessariamente influito sulla crisi del sindacato alberghiero caprese.

TIDU - Dissento da quest'ultima analisi. E' pur vero che le forme di isolamento e di ricatto hanno influenzato negativamente la vita sindacale a Capri e personalmente posso dire di aver pagato sulla mia pelle il tanto impegno profuso. Ma gli altri? Come è possibile che, pur numerosi, si restasse impassibili di fronte a queste protervie? Lasciatemi pertanto ribadire la mia idea di fondo: mai putroppo si è creata una salda coscienza sindacale a Capri e spesso i nemici del sindacato sono stati a Capri proprio i lavoratori che hanno preferito accettare passivamente ogni cosa pur di assicurare il posto ai figli e di mettere a posto le proprie situazioni. Le frasi più comuni che ho sentito dai lavoratori capresi sono: ch'aggia veré  e ch'aggia spartì.

Si parlava di responsabilità politiche. Una volta venuto meno il sindacato nel mondo degli alberghi, è possibile che nessuna forza politica comunque si sia fatta carico della tutela di questo tipo di lavoratore così importante per l'economia dell'isola?

BENETELLO - Ribadisco che anche dai partiti di sinistra c'è stata una sostanziale disattenzione, per non dire talvolta ostruzione da parte di qualche loro esponente, nei confronti del movimento sindacale negli alberghi. Forse l'errore principale di queste parti politiche è stato quello di delegare i problemi dei lavoratori unicamente al sindacato, evitando così di prendere una parte attiva nel problema. Questo, peraltro, rientra in quello che mi pare essere un costume purtroppo solito dei nostri rappresentanti politici ed amministratori che, per una carenza di vera e propria cultura politica, quasi mai parlano di quelli che sono i reali problemi dei lavoratori a Capri e delle possibili prospettive da offrire al mondo giovanile.

TIDU - A mio avviso, al di là delle responsabilità politiche, manca anche una giusta sollecitazione da parte delle società civile.

Esistono ancora forme di sfruttamento o comunque di difficoltà in cui si trova oggi ad operare il lavoratore alberghiero a Capri?

BENETELLO - Certamente esistono. Ultimamente un operaio alberghiero che guadagnava 1.050.000 mensili per dieci ore di lavoro giornaliere si è rivolto a me. Dopo che gli avevo indicato i suoi diritti, che sono ben altri rispetto a quelli che fino a quel momento gli venivano garantiti, si è presentato al datore di lavoro ma, come è ormai sempre più ricorrente, non è riuscito a sostenere la sua causa e si è licenziato. Sottolineo perciò che oggi sempre meno abbiamo gli strumenti per una valida tutela del lavoratore e purtroppo, davanti alla soluzione legale, rari sono gli interventi dei pretori a favore della riassunzione del lavoratore: a Capri, per esempio, questo non è mai successo.

Trasferiamoci agli anni '90. Se ci fosse stato un sindacato forte, si sarebbe potuta verificare la chiusura del Tiberio Palace?

BENETELLO - Sicuramente no. Un forte sindacato avrebbe lottato, benché il problema essenziale rimane quello di una legge che purtroppo non vincola, soprattutto in un paese ad economia turistica quale Capri, all'uso alberghiero degli immobili.

TIDU - Anch'io credo.

Da quanto si sta qui dicendo sembra quasi che il sindacato alberghiero fatalmente sia destinato a morire a Capri come l'albergo. Fermo restando che i problemi restano, che le decurtazioni del personale continuano a discapito dell'occupazione e dei servizi, non è forse giunto il momento di una nuova forma di sindacato che sappia incunearsi nel rapporto privilegiato e personale tra datore di lavoro e lavoratore e crei nuove forme di rapporto e di tutela?

BENETELLO - Tutto questo è necessario. Dobbiamo, infatti, fare i conti con una realtà sociale e politica totalmente diversa rispetto a qualche tempo fa, con una garanzia sempre minore della tutela delle classi più deboli e della politica sociale. La lotta sindacale diventa perciò sempre più difficile ed ardua e per superare questo stato di rilassamento e per riproporre nuove energie è indispensabile, a mio avviso, ricreare, come dicevo all'inizio, vaste forme di aggregazione di massa ed una forte attività di sensibilizzazione. Questo è il passo che ritengo indispensabile per ripartire.


Intervista rilasciata dal Segretario della F.I.L.C.A.M.S. - C.G.I.L. Sergio Tidu e dal Segretario della Camera del Lavoro di Capri Giancarlo Benetello.